martedì 28 maggio 2013

La politica degli scontrini fa flop!

Sui grandi temi economici e politici è sicuramente molto più facile la presa populista. Annunciare l'uscita dall'euro, il taglio dei finanziamenti ai partiti o la riduzione degli stipendi parlamentari può far gola ad un elettorato chiamato a decidere sul governo dell'intero paese. Ma sul governo delle città questo tipo di comunicazione non fa presa. Ecco perché per il Movimento 5 Stelle, senza una vera e propria emergenza in corso, era davvero difficile, se non impossibile, vincere le consultazioni
Il caso Pizzarotti a Parma è la prova di quanto appena detto. Laddove ci sono delle emergenze in corso il movimento di Grillo riesce infatti a stravincere, magari esasperando la descrizione di una realtà politica tutt'altro che onesta. Il risultato di ieri è invece la controprova che se le realtà locali richiedono semplicemente più contatto con il territorio, gestione immediata delle emergenze e risposte concrete, Grillo non vince. Dire che tutti hanno rubato non aiuta affatto ad amministrare un comune. Onestà e trasparenza sono sicuramente fattori importanti per gestire la cosa pubblica ma vanno tradotti in azione. Ecco perché i proclami populisti non hanno fatto presa sulle città chiamate al voto. Nemmeno sulla complicata Roma. 


Insomma, se non c'è un termovalorizzatore di mezzo, una TAV da distruggere, l'uscita dall'euro o una casta da bacchettare, Grillo perde. Se a questo ci aggiungiamo l'atteggiamento tenuto dal movimento dopo il voto di febbraio e durante l'elezione del capo dello stato, è comprensibile come i proclami di Grillo tali restano per gli elettori. Gli italiani sono davvero stanchi della politica cialtrona, sia di quella in stile ancien régime che di quella targata 2.0. Se i grillini non iniziano a negoziare e mettere in pratica quanto hanno detto di fare, il primo ragionamento dell'elettore italiano sarà: perché dovrei smettere di votare i vecchi politici se questi non fanno altro che parlare di scontrini? Come dargli torto.

AV

domenica 19 maggio 2013

UE e U.S.A.: la grande partnership commerciale

Il più grande accordo mai realizzato dall’Unione europea con un altro paese


I negoziati inizieranno quest’estate in coincidenza con altri importanti appuntamenti della diplomazia internazionale ed europea come il G8 di Lough Erne, nell’Irlanda del Nord, e il Consiglio europeo di giugno.

L’obiettivo è quello di concludere i negoziati prima dell’ottobre 2014, ma gli esperti assicurano che l’accordo non entrerà in vigore prima del 2016. Data l’importanza di questa partnership, infatti, i governi europei e statunitense insieme ai principali gruppi di pressione internazionali potrebbero rimanere impegnati nelle trattative per i prossimi due anni.

l commercio tra Stati Uniti ed Europa rappresenta ad oggi un terzo di ... continua su glieuros.eu

giovedì 16 maggio 2013

Una farsa durata vent'anni!

Quando iniziò nel 2008 la nuova legislatura, fu chiaro sin da subito che le tanto decantate riforme, la fase costituente e le grandi promesse della campagna elettorale erano soltanto un'operazione di facciata. Oggi, a distanza di cinque anni, assistiamo allo stesso identico scenario. Al di là della populista restituzione dell'IMU, il nuovo esecutivo ha tutto il sapore di un déjà vu targato Pdl dove, al di là delle buone intenzioni del premier Letta, la sensazione di essere in una perenne campagna elettorale non sembra essere scomparsa. E così, anziché occuparsi della riduzione dei costi della politica, di dimezzamento dei parlamentari e di contributi ai partiti, ormai diventati dei feticci del movimento di Grillo, il tema della giustizia sempre prendere il sopravvento sull'agenda del governo. Perché scrivo questo? Il motivo è semplice. A distanza di 5 anni e nonostante la nuova legislatura, il paese è ancora una volta incatenato ai guai giudiziari di Berlusconi. La manifestazione di Brescia dello scorso sabato che da convention elettorale si è trasformata in attacco alla magistratura, il testo sulle intercettazioni targato Alfano, Nitto Palma alla commissione giustizia, non sono altro che delle mine sull'attuale governo. La prova provata, insomma, che più che la stabilità del paese ciò che interessa al Pdl sono le vicende giudiziarie di Berlusconi. Se nei prossimi mesi, infatti, Berlusconi venisse condannato, riforme costituzionali, impegni con l'Europa e occupazione giovanile andrebbero letteralmente a farsi friggere. Così come avvenne nel 2008, quando più della metà della legislatura venne incentrata sul tema della giustizia, rischiamo davvero che si ripetano le condizioni per perdere il tempo - ormai esaurito - necessario a ridurre lo spread finanziario, economico, sociale e lavorativo con le economie europee più sviluppate. 
Dopotutto, il ventennio "burlesquoniano" non è ancora terminato, nonostante le buone intenzioni di voltare pagina. Il fatto che quasi il 30% degli italiani abbia ancora dato fiducia al leader del centrodestra autorizza di fatto il Pdl ad usare la propria golden share sul governo Letta per sistemare gli affari del suo leader. Sarà pure una farsa il processo Ruby, ma anche nella peggiore delle farse greche vi era sempre un finale tragico! Nel nostro caso, il rischio è che Berlusconi e i suoi processi trascinino nel baratro il governo Letta e quindi l'intero paese. 
Anche perché, parliamoci chiaro, l'ipotesi della nomina a senatore a vita per risolvere i guai giudiziari del cavaliere, già teorizzata anni fa da Rino Formica, sarebbe l'ennesimo atto di una farsa che dura da vent'anni.  

martedì 7 maggio 2013

Il potere logora chi non ce l'ha

"Il potere logora chi non ce l'ha". Forse è la più celebre tra le tanti frasi maturate nei 94 anni di vita del Divo, se non la frase che racchiude l'essenza di un personaggio così controverso. E d'altronde di quel potere che logora gli altri, Giulio Andreotti ne ha avuto abbastanza: padre costituente, sette volte presidente del consiglio, ventidue volte ministro della repubblica. Con un curriculum come questo non sorprende affatto che i principali siti di informazione stranieri abbiano dedicato quest'oggi almeno un pezzo alla sua figura. Segno questo, che chi è venuto a mancare in data 6 maggio 2013 è ed è stato un pezzo della storia d'Italia. 


Inutile negare che da sempre luci ed ombre si sono addensati sulla figura di Giulio Andreotti, anche se su queste ultime è davvero difficile proporre una valutazione finale e oggettiva. I presunti rapporti con la mafia, il fitto sistema di potere della DC negli anni della prima repubblica, e poi l'omicidio Pecorelli e i rapporti con Sindona e Licio Gelli. Ci sono atti ufficiali che forse aiuterebbero a chiarire queste zone. Ma uno statista come Andreotti va anzitutto ricordato per le sue luci. Ha portato l'Italia nel sistema atlantico (anche se su questo ho una mia personale teoria) e a far parte di un blocco di potere internazionale che ha caratterizzato tutto il dopoguerra fino alla caduta del muro di Berlino. Espressione di una cultura politica, quella della DC, di forte ispirazione europeista, che ha unificato e ricostruito il paese dopo le macerie lasciate dal fascismo, Andreotti rappresenta comunque i 40 anni della nostra storia nazionale in cui siamo cresciuti come paese.
Avrebbe potuto fare di più? Forse. La scarsa cultura democratica nel modo di prendere le decisioni che contraddistingue da sempre la politica italiana può darsi che abbia portato a scelte sbagliate con conseguenze sbagliate sull'Italia che sarebbe venuta negli anni '90. Mi riferisco al debito pubblico italiano di cui molti attribuiscono la creazione alla Democrazia Cristiana.
Ma tra debito pubblico e scarsa cultura di democrazia partecipata, per dirla come Cirino Pomicino, solo chi fa qualcosa sbaglia. Chi non fa niente di sbagli non ne commette nemmeno uno. Ai posteri l'ardua sentenza!


AV