venerdì 30 novembre 2012

La Palestina fa fallire la politica estera europea

Il voto all'Assemblea Generale dell'ONU potrà pur essere una vittoria per il futuro della Palestina, che da oggi è a tutti gli effetti uno stato osservatore (decisione che secondo molti aprirebbe la strada alla nascita di uno stato palestinese). Potrà pur essere una sconfitta per Israele. Purtroppo, dal nostro punto di vista, ad uscire a pezzi ancora una volta è l'inesistente diplomazia europea che ieri ha votato in ordine sparso sulla risoluzione. Qualcuno si era adoperato sin dalle prime ore nella costruzione di una pilatesca posizione comune, con l'astensione di tutti e 27 gli stati UE. Un tentativo fallito ... continua a leggere

domenica 25 novembre 2012

Dal PD tre esercizi di democrazia




Finalmente anche in Italia hanno imparato a fare le primarie. Non che le primarie di oggi del centro-sinistra assomiglino, anche minimamente, a quelle degli Stati Uniti, ma almeno si è trattato di una consultazione meno farsa rispetto alle precedenti edizioni. Sicuramente, di strada ce ne ancora da fare. Ciò che però è certo è che il Partito Democratico ha sdoganato una tendenza tipica della democrazia partecipativa. 
Ora, si può tacciare il PD di qualsiasi colpa, di inciuci, di non aver fatto nulla o poco contro Berlusconi, di aver chiuso un occhio sul conflitto di interessi, di non saper scegliere tra Casini o Vendola. Tuttavia, un grande merito va riconosciuto al partito di Bersani: il grande esercizio di democrazia dimostrato in tutti questi anni. Il primo esercizio è quello di aver rifiutato l'idea di partito personale, in un'Italia fatta di partiti personali. Il secondo è quello di aver scelto la strada del governo Monti, laddove l'andare a nuove elezioni avrebbe visto con quasi certezza la vittoria di una coalizione di centro-sinistra. Infine, il terzo esercizio di democrazia è quello cui abbiamo assistito in questi giorni ovvero le primarie. Certo, se non ci fosse stato l'outsider Renzi, forse non avrebbero avuto il successo e l'attenzione ricevuti. Ma indipendentemente dai candidati e dai risultati, bisogna riconoscere al PD un diritto, quello di essere stato, in questa difficile stagione politica, un partito degno del suo nome: democratico appunto. 

AV

martedì 20 novembre 2012

Bocciata la comunicazione dei governi europei

Mancanza di chiarezza e di credibilità da parte dei governi nel comunicare la crisi dell’euro: è questo il pesante giudizio che emerge da un recente sondaggio online condotto sui comunicatori di 23 paesi da Infinite Latitude rete globale di agenzie di Relazioni Pubbliche, di cui fa parte Competence come rappresentante italiano del network.

Su circa 100 professionisti operanti in aziende e in agenzie di consulenza, l’81% ha dichiarato che i governi non sono stati in grado di comunicare in maniera credibile un percorso chiaro verso una soluzione alla crisi. Allo stesso modo, il 77% dei comunicatori intervistati sostiene che i governi non sono riusciti a presentare una visione chiara di come sarà l’Europa del futuro dopo la crisi.

Questa indagine internazionale che abbiamo svolto online tra comunicatori che lavorano in azienda o nelle agenzie – commenta Lorenzo Brufani, General Manager di Competence – ci indica chiaramente come i governi e le autorità europee purtroppo non sappiano comunicare con chiarezza ed efficacia alla gente le cause che sono alla base della crisi europea. È la palese dimostrazione di come le istituzioni non abbiano saputo impostare delle iniziative di comunicazione in grado di spiegare in modo semplice e pratico quali soluzioni intendano adottare per uscire dalla crisi e veicolare in modo positivo quella che sarà l’Europa del futuro.”


I risultati parlano chiaro ed esprimono giudizi molto negativi: in una scala da 1 a 5, il punteggio medio assegnato sulla capacità di comunicare le cause della crisi è di 2,3, così come la capacità di comunicare una soluzione alla crisi è 1,8 e addirittura a 1,72 quando si tratta di valutare quanto i governi abbiano veicolato una immagine chiara su come dovrebbe essere l’Europa unita del futuro, dopo la crisi. 


Alcuni dei risultati emersi dal sondaggio

Sembra quindi che i duri provvedimenti che molti governi europei hanno dovuto imporre ai propri cittadini vengano vanificati dagli scarsi sforzi di comunicazione messi in campo. 
D'altronde, sacrifici di tale entità andrebbero giustificati con obiettivi chiari e di lungo periodo. Obiettivi che devono necessariamente rimandare ad un guadagno futuro di gran lunga più consistente rispetto alla rinuncia presente. Non aver spiegato le misure prese in questa chiave è un errore che si sta già ritorcendo contro gli esecutivi europei.

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AV

domenica 18 novembre 2012

21/12/2012: la profezia dei Maya!

Una scena tratta dal film The Day after Tomorrow
Se i Maya avevano in mente una fine del mondo in senso stretto, forse si sbagliavano. Se invece, come molti credono, la fine del mondo che avevano in mente per il prossimo 21 dicembre è la fine di un ciclo, allora credo che la profezia sia prossima a realizzarsi. Certo, di cambiamenti in questi ultimi anni ne abbiamo visti parecchi: l'uccisione di Bin Laden, l'ascesa della Cina e di altre potenze globali, la crisi dell'euro, il primo afroamericano alla Casa Bianca, le primavere arabe, la caduta di regimi feroci come quello di Gheddafi. Cambiamenti importanti che fungono da preludio a quello che stiamo vivendo in queste settimane. Settimane decisive per gli equilibri mondiali che, come in uno shock che virtualmente si è dato appuntamento il 21 dicembre 2012, potranno rivelarsi determinanti per le sorti del mondo. Tre i fatti determinanti, a cui ne va aggiunto un quarto. 

1) Il "fiscal cliff" americano: se nei prossimi giorni non venisse approvato dal Congresso americano un provvedimento in grado di evitare il precipizio fiscale, l'economia americana rischia di piombare nel caos e di trascinare con sè l'intera economia mondiale. Il mancato rinnovo degli sgravi fiscali, promossi da Bush e poi proseguito anche con Obama, rischia di far schizzare il deficit americano alle stelle;

2) Le tensioni tra israeliani e palestinesi: lungo quasi un secolo, il conflitto che in questi giorni sta prendendo piede nella striscia di Gaza rischia di infiammare l'intera regione e di gettarla nel caos. Il tutto mentre la diplomazia americana non ha più un segretario di stato come la Clinton (che rimarrà in carica fino a gennaio) e il Pentagono risente del duro colpo subito con lo scandalo Petraeus;

3) La nuova Cina di Xi Jinping: con l'elezione del nuovo segretario del Partito Comunista cinese, Pechino si prepara ad affrontare le sfide di un paese che continua nella transizione verso lo sviluppo ormai non solo economico. Il miglioramento degli standard di vita della classe media e la lotta alla corruzione, che questo nuovo segretariato promette di riformare, renderanno la Cina un soggetto sempre più importante anche al di fuori degli scenari economici;

4) La crisi europea: anche se ormai da anni il vecchio continente sente pesare come un macigno sul proprio destino la stretta dei mercati, la ripresa della crisi è ancora lontana. Nei prossimi anni, infatti, l'Europa rischia di impoverirsi ancora di più e di dover rilanciare la propria crescita su nuove basi e su una maggiore integrazione.

Forse i Maya avevano ragione. Ma chi si aspetta terremoti e catastrofi naturali si rassegni.


AV

venerdì 16 novembre 2012

#Bechoosy

Care aziende e cari recruiter,

Noi siamo choosy. E lo siamo per scelta.
Ma questo non vuol dire che siamo schizzinosi, anzi: non abbiamo mai lesinato gli sforzi per racimolare qualche soldo durante i nostri studi, abbiamo servito ai tavoli dei ristoranti, spinto carrelli durante l'estate, fatto migliaia di telefonate nei call-center. E questo mentre studiavamo alle scuole superiori, e poi molti di noi proseguivano all'università specializzandosi in lettere, economia, filosofia, ingegneria, comunicazione, lingue e tante altre materie dai nomi altisonanti. Continua a leggere.

mercoledì 7 novembre 2012

Four more years.



"Four more years."

Certo rivedere Obama eletto, sentire il suo discorso sull'eguaglianza dei diritti, su quel paese che a sprazzi sembra avvilupato troppo su se stesso, ascoltare il suo "the best is yet to come", il meglio deve ancora venire. Beh tutto questo ha ancora il suo effetto. Così come vedere il tweet più retweettato di sempre, con l'immancabile Michelle. Nonostante la crisi, nonostante le tante promesse non mantenute, l'arte oratoria di Barack Obama riesce ancora a sedurre. Eppure, elettori democratici americani e cittadini europei a parte, l'elezione di Obama non è riuscita a sedurre i mercati internazionali, con le borse europee tutte in rosso e il Dow Jones che oggi ha chiuso a -2,13%. Ma non è tutto. Nella stessa giornata in cui il sogno americano da a sè stesso la sua seconda possibilità, in un "yes we can" atto secondo, le agenzie di rating alzano il cartellino rosso contro gli USA. Se infatti la spesa pubblica americana non verrà contenuta adeguatamente, la prima economia del mondo potrebbe subire lo storico declassamento da parte di Moody's e Fitch. A far scattare l'allarme, la possibilità di un mancato accordo tra repubblicani e democratici sul cosiddetto fiscal cliff, il pacchetto di sgravi fiscali messi a punto dall'amministrazione uscente per rilanciare l'economia del paese e le cui risorse scadranno il prossimo gennaio. Dove Obama troverà le risorse per rifinanziare un nuovo eventuale pacchetto di aiuti resta un mistero. D'altronde, l'economia (assieme alla politica estera) sono sempre stati il tallone d'Achille di Barack. Quel che è certo è che a poche ore dall'elezione del suo presidente, la finanza americana sembra battere cassa anche nei confronti della madre patria. E' il segno questo che ormai non si tratta più di finanza americana o inglese ma di una finanza globale con sede legale negli States o nella city londinese. Una finanza fluida e immateriale, ma soprattutto in grado di influenzare pesantemente le scelte del congresso americano così come quelle del parlamento britannico e in parte quelle di Bruxelles. Una finanza ormai a briglie sciolte e in grado di rovinare la festa del resuscitato sogno americano.

Se il buongiorno si vede dal mattino, il secondo mandato di Obama non sarà affatto una passeggiata.

AV

domenica 4 novembre 2012

Non poteva non sapere!

L'Italia è un paese dove domina sovrana una visione della politica che sembra più una partita di calcio. Un'arena dove il gusto di fottere la squadra avversaria trionfando agli occhi di tutti come il vincitore è più forte di ogni tentazione. Per carità, non che in politica non esistano vincitori e vinti. Il fatto è che per decretarli ci sono le elezioni, finite le quali gli eletti hanno il dovere di governare e di farlo bene. Nelle democrazie normali funziona così. In Italia, invece, i nostri politici credono di vivere in una perenne campagna elettorale, più impegnati in risse da pollaio che a governare. Nell'ultimo anno le cose sono andate un pò diversamente, e l'insofferenza della politica è lì dietro l'angolo. Dover stare meno negli studi televisivi e più nelle commissioni parlamentari, parlare meno e fare di più: che tortura! Quello che non hanno capito è che l'ultimo anno trascorso è solo l'antipasto della buona politica. E negli ultimi 20 anni di buona politica nemmeno a parlarne! Abbiamo un debito pubblico malato di elefantiasi, servizi pubblici scadenti, siamo fanalino di coda rispetto al resto delle economie avanzate: basti pensare a Piazza Affari la cui performance è scesa dal nono al ventesimo posto nel giro di 10 anni (anche Madrid ha fatto meglio). La cosa ancor più triste è che, dopo tutti i soldi spesi per mantenerli, per fare quattro riforme alla sbrigativa i nostri politici hanno addirittura dovuto chiamare dei tecnici. Manca poco che anche la legge elettorale la faccia il governo per decreto per incapacità nel mettersi d'accordo. E così, il vero spreco è aver pagato della cattiva politica così profumatamente, e quel che peggio con i nostri soldi. Quei soldi che sono ormai l'unica ragion d'essere di ogni politico, dal consigliere provinciale a quello regionale, passando per gli scranni più alti. Soldi e potere che hanno fatto entrare nelle stanze del palazzo gente priva di ogni onore: altro che "onorevoli"! Certo, non siamo tutti uguali. Fare di tutta l'erba un fascio è un reato. Ma come ci insegna il padre politico di questa Italia, Giulio Andreotti, "a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca". 

E così, quando scopriamo che anche le verginelle della poltica hanno preso a piene mani soldi destinati alla vita pubblica (che poi quanto cacchio ci deve costare sta vita pubblica di scarsissima qualità) viene proprio la tentazione di fare di tutta l'erba un fascio. Ho votato Di Pietro e ho militato in quel partito con una tessera che ho tenuto per un solo anno (per fortuna, mi sento di dire adesso). Scoprire che nessuno è immune da quel vecchio verme italiano chiamato inciucio, casta, corruzione o più comunemente mancanza di rispetto per gli altri, fa pensare che non basterà una terza repubblica o un Monti bis per estirpare il grande cancro di questo paese. Non poteva non sapere, tuonava Tonino in toga contro Bettino Craxi durante gli anni di mani pulite. Così come, sempre in quegli anni, fuori dall'hotel Raphael il giovane Franco Fiorito - detto "er Batman" - tirava le monetine contro Craxi.  

Giovani rampanti e pieni di ideali. Oggi, maturi ed esperti, ... non potevano non sapere!

AV