venerdì 30 settembre 2011

Alessio Rastani, l'uomo che sdoganò la verità!

Alessio Rastani durante l'intervista alla BBC (repubblica.it)
Sicuramente chi frequenta la rete si sarà imbattuto in questi giorni nella figura di Alessio Rastani. Si tratta di un broker indipendente che, intervistato dalla BBC sul piano di salvataggio per l'eurozona, con cinica onestà ne ha sparate delle belle. "I politici non governano il mondo, è Goldman-Sachs a governarlo", ovvero una delle più grandi banche d'affari del mondo; e poi ancora: "in meno di un anno spariranno i risparmi di milioni di persone, senza che né mercati né governi possano farci nulla". Oltre alla freddezza con la quale quest'uomo ha fatto queste affermazioni, assieme ad altre del tipo "la notte vado a dormire sognando di svegliarmi con un'altra crisi del debito", quello che colpisce è un'ovvietà che ormai, credo tutti, abbiamo fatto propria: il mondo è governato da multinazionali e gruppi bancari, insomma da soggetti privati e che non sono usciti fuori dalle urne elettorali. E' il fallimento della democrazia? Forse. E' un dato di fatto? Certamente. Qualsiasi governo, di qualsiasi paese, non può nulla di fronte agli squali delle agenzie di rating. Non c'è legge o codice che tenga. E questo perchè, come schegge impazzite, i vari Standard&Poors non hanno regole. Non le vogliono, non le tollerano, se ne fregano. Sono immuni a qualsiasi decisione pubblica. Goldman-Sachs divorerà i vostri (visto che io non ne ho) risparmi? E' probabile. Molto probabile. Nessuno potrà farci nulla se automaticamente vi troverete con il conto in rosso, dall'oggi al domani, con i sacrifici di una vita buttati in aria? E' altrettanto probabile. Tuttavia, è cosa avrete fatto voi nell'attendere che tutto ciò avvenisse la vera domanda. Non avrete più votato questo o quel politico perchè lo ritenete il responsabile della crisi, perchè non governa bene o ha rubato. Vi sbagliate! Il voto non serve più a nulla. Il rispetto delle istituzioni? Balle e balle di formalità che hanno indottrinato le culture occidentali. Prima di rispettare istituzioni, forme e scatole, vanno rispettati i contenuti, i principi, le regole della convivenza e soprattutto gli altri. Quello che questo signore, Alessio Rastani, non fa è proprio quello: non rispetta l'individuo in quanto tale. Lo disprezza. Per lui è un numero in grado di generare profitto. Se perdete la vostra pensione o i risparmi di una vita, non gliene fregherà nulla. Mors tua, vita mea. E' lui più colpevole di altri che quotidianamente, pur non facendo il broker, il politico o l'imprenditore, ispirano la propria vita alla famosa e cinica locuzione latina di origine medievale? Ça va sans dire, la risposta è NO!

AV

mercoledì 21 settembre 2011

Presidente Berlusconi, per il bene dell'Italia vada via!!!

Berlusconi in una delle sue performance
Non mi è mai capitato di scrivere due post a sole 24 ore di distanza, ma la situazione attuale me lo impone. Ieri S&P ha abbassato il rating dell'Italia. Le prime (e uniche) reazioni del nostro presidente del Consiglio sono state: "è una decisione politica"! Non avevamo bisogno di analisi di giudizio, signor Berlusconi. Politica o no, è pur sempre una decisione. Il rating non ha un valore diverso sol perchè lei ha affermato che si tratta di una decisione presa sulla base di chissà quale complotto teso dai suoi ormai innumerevoli avversari politici. Anzi! La sua frase conferma che ciò che le sta più a cuore è ottenere da qualsivoglia mossa o fatto solo un tornaconto per sostenere la sua causa di "latitante della giustizia". La storia di Calimero piccolo, brutto e nero non funziona più. Che lei non è un perseguitato, la sanno anche i muri. Che lei sta invece perseguitando il paese, è qualcosa che gli italiani hanno cominciato a capire. La smetta di stare nel bunker. Glielo chiedono tutti a gran voce. Ha ridotto il paese all'Italietta di caricaturale memoria. Ha messo l'Italia in ridicolo agli occhi di tutti in più di un'occasione. Tolga il disturbo e lasci affrontare la difficile situazione a qualcun altro. Sicuramente, dopo di lei, anche Wanna Marchi saprebbe fare di meglio.

AV

martedì 20 settembre 2011

La crisi europea dei debiti? Siamo governati da inetti!

Caricature: Trichet, Sarkozy, Berlusconi, Merkel e Barroso


Il rischio default per la Grecia sembra aleggiare sempre più come uno spettro sul vecchio continente. Uno spettro simile a quello che per secoli ha caratterizzato la vita dell'Europa, scrivendo le pagine più buie che la storia dell'uomo ricordi. Se la Grecia dovesse fallire, e con essa Italia e Spagna, e se vi fosse la scellerata possibilità del crollo dell'euro, credo che potremmo dichiarare non soltanto il fallimento economico ma anche quello morale del nostro continente. Un fallimento la cui responsabilità ricadrebbe come un macigno sulle nuove generazioni. Verrebbe da chiedersi cosa sarebbe l'Europa senza l'euro. Ma bisogna anche domandarsi, cosa sarebbe l'euro senza l'Europa. L'Europa della BCE e delle finanze senza un'Europa politica è pura follia, è scelleratezza, è la genesi di quanto stiamo vivendo oggi. Un governo di tecnocrati non più in grado di fermare la speculazione dei mercati messa in azione dalle agenzie di rating e che avanza minacciosa, come un tempo facevano i tank nazisti. 

C'è chi sta lanciando in queste ore l'idea degli eurobond - tra cui l'ex presidente della Commissione europea Jacques Delors, come dichiarato in un'illuminante intervista pubblicata su corriere.it. Eppure, l'Europa continua a mostrare il suo fianco scoperto. Forse nemmeno gli eurobond potrebbero bastare se i mercati continueranno ad oscillare così vistosamente come hanno fatto nelle ultime settimane. Il fatto è che qui non si tratta più di debiti pubblici, di spread tra titoli di stato e Bund tedeschi che si allarga o di cattiva gestione della macchina comunitaria. Il fianco scoperto dell'Europa è ormai l'attuale classe politica che governa l'intero continente, a cominciare dal nostro presidente del consiglio. Cinica, impreparata e sostanzialmente debole, giorno dopo giorno la nostra classe dirigente europea sta consegnando alla speculazione finanziaria, l'intera Europa, stato per stato. 

Duole dirlo, ma da Parigi, a Berlino, passando per Roma e Madrid, siamo governati da inetti. Difficilmente usciremo dal perverso tunnel della speculazione in cui ci siamo cacciati con questi tizi qua!

AV

domenica 11 settembre 2011

11 settembre dieci anni dopo.


Sarà proprio questo, “11 settembre dieci anni dopo”, il titolo di molti libri, documentari e pezzi giornalistici che leggeremo o abbiamo letto in queste settimane a cavallo della data maledetta. Un giorno entrato con forza nella storia dell’umanità. Al pari di Hiroshima, di Auschwitz, così come della Rivoluzione francese, anche l’11/9 è entrato nei libri di storia.
Tuttavia, come spesso accade, la storia si costruisce col senno del poi. Vanno fatti dei bilanci, delle valutazioni che solo il tempo può permetterci di fare. Esperti ed opinionisti in questi giorni si stanno affannando a commentare, analizzare, spesso e volentieri concludendo col negare ciò che affermavano dieci anni fa. Anche questa dopotutto è storia. Alcune conclusioni un po’ più oggettive però credo le si possano ancora fare. La prima è che l’11/9 ha portato gli Stati Uniti verso una sorta di guerra virtuale contro il terrore. Guerra che ha condotto a due conflitti irrisolti come quelli in Iraq e in Afghanistan. Possiamo anche concludere che l’esportazione della democrazia nei paesi arabi, tanto proclamata da Jeorge W. Bush, è fallita, visto che le vere rivoluzioni gli arabi se le sono fatte dall’interno con le loro “primavere” (anche se prevedere come andranno a finire non è ancora dato saperlo). Possiamo anche dire che da anni il terrorismo è stranamente sceso nella scala delle priorità della comunità internazionale, e non perché lo si sia sconfitto del tutto. Abbiamo anche visto che Bin Laden – a quanto pare – non era poi così difficile da catturare. Qualcuno ha anche visto che al di là dello spettacolo sapientemente offerto dalle televisioni di tutto il mondo, dietro all’11/9 ci sono tanti enigmi e misteri irrisolti. Dal crollo delle torri – a quanto pare, improbabile con il solo schianto di un aereo – fino all’aereo che si è schiantato contro il Pentagono, di cui non vi è una chiara traccia video. Certo, in questo decennio di tesi complottiste se ne sono avanzate tante. A partire da quella sul Niger-gate, che poi avrebbe portato al conflitto iracheno, e ben raccontata da un magistrato italiano, Ferdinando Imposimato, nel libro “La grande menzogna. Il ruolo del Mossad, l’enigma del Niger-gate, la minaccia atomica dell’Iran”.
Insomma, di storie, più che di storia, da raccontare sull’11/9 ce ne sarebbero parecchie. È normale che i riflettori in questi giorni sono puntati sulle vittime, su quelle immagini che hanno fatto il giro del mondo e su quei terribili attimi. È un atto dovuto. Una sorta di memoria che deve impegnare ognuno di noi a non dimenticare quanto accaduto. Per ricordare, però, bisogna allo stesso momento capire il perché di quei terribili fatti. La storiella che due arei dirottati da due terroristi in grado di svolazzare felici per i cieli della più grossa potenza del mondo si siano schiantati contro il World Trade Center non sembra più reggere un granchè. Anche per i meno complottisti. 

AV